Domenico Girolamo Muratore (Casalnuovo – oggi Cittanova, RC – 27 luglio 1777 – Reggio Calabria, 4 novembre 1850) fu una figura di primo piano del liberalismo calabrese dell’Ottocento: giurista, patriota, massone, carbonaro, deputato e rivoluzionario.
Nacque in una famiglia agiata e ricevette una formazione classica e scientifica approfondita, completata a Napoli, dove si trasferì nel 1798 per studiare legge. Qui si avvicinò ai circoli massonici e repubblicani, legandosi a personalità come Giuseppe Logoteta e Girolamo Arcovito. Partecipò attivamente alla difesa della Repubblica Napoletana nel 1799, distinguendosi nella celebre e tragica resistenza del Forte di Vigliena, dove fu uno dei pochi sopravvissuti. Arrestato e condannato all’esilio, visse per due anni in condizioni precarie a Marsiglia prima di rientrare clandestinamente in patria.
Laureatosi in legge, si stabilì a Reggio Calabria e svolse con successo la professione forense, diventando noto per la sua eloquenza e integrità. Ricoprì incarichi pubblici anche durante il periodo murattiano e partecipò attivamente ai moti del 1820 come affiliato alla Carboneria, venendo eletto membro del Consiglio di Stato. Dopo la repressione seguita al ritorno dei Borboni, riprese l’attività di avvocato, senza abbandonare mai l’impegno politico.
Nel 1847 prese parte all’insurrezione calabrese, guidando l'assalto al castello di Reggio. Braccato e condannato a morte con altri sei capi rivoluzionari, riuscì a nascondersi fino all’amnistia del 1848, ottenuta poco prima della concessione della nuova Costituzione. Nominato Intendente (prefetto) della Calabria Ultra, fu poi eletto deputato nel Parlamento napoletano.
Durante la sua breve esperienza parlamentare (1848–1849), Muratore fu protagonista di interventi energici contro gli abusi dell’autorità militare borbonica. Dopo lo scioglimento forzato del Parlamento, fu arrestato di nuovo per i fatti del 1847. In carcere fu sottoposto a dure condizioni e, secondo testimonianze coeve, morì probabilmente avvelenato il 4 novembre 1850, senza che alla famiglia fosse concesso di riavere il corpo o rendergli onoranze funebri. Racconti dell’epoca parlano persino di atti di profanazione postuma.
Alla sua memoria sono oggi intitolate strade a Cittanova e Reggio Calabria, e la sua casa natale, il Palazzo Castellano, conserva una lapide commemorativa.
A cura dell'Università popolare della Calabria "Unipopcal"