Quando l’invidia è molto intensa e provoca sofferenza, chiedere un aiuto psicologico può essere importantissimo
Il termine
invidia deriva dal latino ( in - avversativo - e videre, guardare contro,
ostilmente, biecamente o genericamente guardare male, quindi "gettare il
malocchio") si riferisce a uno
stato d'animo o sentimento per cui, in relazione a un bene o una qualità
posseduta da un altro, si prova spesso astio e un risentimento tale da
desiderare il male di colui che ha quel bene o qualità.
In termini
psicologici potremmo dire che l'invidia è un tentativo un po maldestro di
recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio
valore attraverso la svalutazione dell'altro. A volte l’invidia non è soltanto
verso una persona in particolare, ma diventa una invidia diffusa, verso tutti
coloro a cui le cose vanno particolarmente bene, che sia in ambito lavorativo o
affettivo o altro. L’invidioso cerca di svalutare l’altro agli occhi del
maggior numero possibile di persone, soprattutto di quelle che contano. Appena
conoscono qualcuno gli trovano da subito dei difetti: il loro sguardo corre a cercare
i limiti, le debolezze e sentono l’esigenza di metterli subito in evidenza, di
renderli noti e di provocare il commento negativo degli altri. Solitamente gli
invidiosi entrano in azione quando il personaggio da svalutare non è presente,
mettendo in moto le “chiacchere da cortile”, partendo talvolta da una semplice
battuta o un gesto. Naturalmente una volta avviato il pettegolezzo, c’è sempre
qualcuno che si associa, che vuole aggiungere la sua critica, producendo una
reazione a catena fin a che la persona in oggetto non viene fatta letteralmente
“a pezzi”, derisa, svalutata.
L’invidioso,
per opporsi all’ingiustizia universale attacca e svaluta chi è più fortunato,
chi è più felice, chi è più forte, chi è più dotato. Nel nome della giustizia
si tramuta in un demolitore di tutto ciò che emerge dalle infinite differenze
individuali e dalle infinite circostanze della vita. In questo modo l’invidioso
troverà sempre una zona buia dell’essere su cui scagliarsi, travestito da
giudice e bramoso di vendetta.
Le persone
invidiose solitamente non si prodigano, non si impegnano, anzi spesso restano
ad osservare chi si dà da fare come meri osservatori. La loro attenzione è
rivolta piuttosto a trovare il difetto, il punto debole di chi stanno
osservando e a individuare un suo eventuale errore. Poi, nel momento meno
appropriato, scagliano le loro critiche, svalutando la loro vittima.
Quest’ultima, invece di reagire, rimane basita, turbata, perché non se
l’aspettava. Anzi tenta di giustificarsi, di far comprendere le sue intenzione,
ma l’altro, l’invidioso, risponde con altri dubbi e critiche, senza nessuna
intenzione di volerlo capire, perché il suo obiettivo è invece quello di
dimostrargli che non vale, di insinuargli il dubbio e di apparire ai suoi occhi
come persona forte e autorevole. Chi sono quindi solitamente le vittime
preferite di questi soggetti invidiosi? Tutte quelle persone attive, che si
spendono, che si prodigano per gli altri e le persone che hanno progetti da
realizzare.
L’invidia
non si esprime solo attraverso l’aggressività, la svalutazione degli altri, ma
anche in maniera opposta attraverso l’autocommiserazione, il lamento, il
vittimismo. Solitamente infatti quando ascoltiamo una persona lamentarsi,
descrivere i soprusi che ha subito, gli ostacoli che ha incontrato, tutte le
disgrazie che le hanno impedito di raggiungere i suoi obiettivi, non pensiamo
all’invidia. Anzi, partecipiamo alla sua sofferenza e la compatiamo per non
aver potuto realizzare ciò che la vita le aveva promesso. Chi si autocommisera
in questo modo è convinto di essere trattato ingiustamente dal mondo che,
invece, è stato molto generoso con tutti gli altri. Se le ascoltiamo con
attenzione queste persone lamentose sono in realtà profondamente passive,
stanno a guardare, non agiscono. Non affrontano la vita, non si buttano, non
rischiano. Spesso vorrebbero che fossero gli altri a darsi da fare al posto
loro, a risolvergli i problemi.
Uno studio
sul comportamento umano ha rivelato che il 90% della popolazione può essere
classificata in base a quattro tipi di personalità di base: ottimisti,
pessimisti, fiduciosi e invidiosi. Proprio questi ultimi sono il maggior
numero, il 30% del totale rispetto al 20% di ciascuno degli altri gruppi.
L'invidia è
il «peccato diabolico per eccellenza» per Sant'Agostino poiché, come nota San
Basilio, Caino vittima e discepolo del diavolo ha fatto sì che «la morte è
entrata nel mondo per invidia del diavolo».
È naturale,
osserva invece Arthur Schopenhauer che l'uomo provi il sentimento dell'invidia
ma se «Invidiare è dell'uomo; compiacersi del male altrui, del diavolo».
G. Foci