L’infermiere può svolgere forme di volontariato sempre che questa avvenga occasionalmente.
La professione infermieristica è regolamentata dalle
leggi dello stato, che danno agli ordini professionali
la responsabilità di vigilare, contro ogni tipo di
abuso ed esercizio improprio della professione, al
fine di garantire un servizio competente e la miglior
salute del cittadino.
Per questo motivo anche l’Ordine degli Infermieri, fin
dal 1960 si è dotato di un codice deontologico che
impegna il professionista ad avere un comportamento
eticamente corretto nei confronti del paziente,
dei colleghi o di altri professionisti.
L’articolo n° 3.5 recita: “...L’infermiere può svolgere
forme di volontariato con modalità conformi alla
normativa vigente: è libero di prestare gratuitamente
la sua opera, sempre che questa avvenga occasionalmente”.
Ora, che significa occasionalmente?
Significa in modo non programmato, senza che
nessuno, ne chi esercita, ne chi usufruisce delle prestazioni
professionali, abbia programmato l’eventualità
dell’intervento, ma semplicemente perché,
chi si è trovato nella condizione di bisogno e chi,
professionista, aveva del tempo libero da dedicargli,
in modo del tutto occasionale si sono incontrati,
quindi l’occasione e non la programmazione hanno
fatto si che il rapporto cominciasse.
Ora, perché la gratuità del rapporto può nascere
solo da un rapporto occasionale?
La professione infermieristica, come le altre professioni
sanitarie, medica compresa, rientrano in un
settore che è quello che riguarda la salute delle
persone. Un aspetto, questo, che la costituzione
considera fondamentale per la persona, tanto da
inserirlo tra le garanzie che il cittadino deve avere.
Questo fa si che lo stato, attraverso i suoi rappresentanti,
si debba impegnare per garantire un servizio
sanitario a cui tutti i cittadini possano accedere
senza differenza alcuna. Ora si potrà discutere
se la forma adottata dal nostro stato sia la migliore
possibile, se effettivamente tale diritto venga
garantito a tutti, ma resta il fatto che il dettato
costituzionale non lascia dubbi: la salute è un
bene che va garantito a tutti i cittadini.
In questa logica, anche il servizio infermieristico, universalmente
ritenuto fondamentale, per garantire la
salute della popolazione, è un servizio che va
garantito a tutti, indistintamente. Ciò porta a considerare
che, vista l’importanza che gli viene data,
anche questo servizio deve essere garantito al di là
dell’occasionalità, della casualità dettata dalla
buona volontà del singolo professionista, ma debba
essere inserito in una seria programmazione che
preveda spazi ben definiti ed accessibili, che gli
amministratori, ai vari livelli di responsabilità, devono
individuare per dare esecuzione al dettato costituzionale.
È proprio in questa logica che si inserisce
l’articolo 3 comma 5 del codice deontologico. Infatti
sarebbe impensabile un servizio di pronto soccorso
basato sul volontariato infermieristico, come non è
pensabile che il medico di medicina generale prescriva
cure che poi il cittadino non riesce ad avere
perchè mancano infermieri volontari. Proprio per evitare
confusioni e disparità l’ordine degli infermieri ha
voluto tutelare i cittadini, chiarendo che il sistema
non può reggersi sul volontariato programmato, ma
ciò che viene programmato deve essere remunerato,
deve trovare professionisti che se ne assumano il
compito e le relative responsabilità, per garantire
servizi erogati con continuità. Non è nemmeno pensabile
che lo strumento del volontariato venga visto
come la possibilità di erogare servizi considerati indispensabili
per la popolazione, ma visti i problemi di
bilancio, non programmabili ed erogabili. Non è
quindi il tentativo di rendere la sanità un mercato
redditizio, che ha spinto l’ordine degli infermieri a
creare dei paletti così chiari rispetto al problema del
volontariato, quanto l’aver colto l’importanza che lo
stato italiano, attraverso la sua costituzione, da al
diritto alla salute per tutti i cittadini.
In questo modo nessuno mette in dubbio l’importanza,
anche e soprattutto a livello culturale, del
volontariato.
Siamo professionisti responsabili, tanto sul piano
morale, quanto sul piano legale e dobbiamo e
vogliamo rispondere nel modo migliore possibile ai
bisogni di salute che la popolazione manifesta, ma
non possiamo essere lasciati soli in questa impresa.
La costituzione ha indicato la strada, noi siamo
pronti a fare la nostra parte, abbiamo già da tempo
proposto e chiesto ambulatori infermieristici convenzionati
con il sistema sanitario nazionale e l’istituzione
dell’infermiere di famiglia.
Queste crediamo siano le strade serie e valide da
percorrere per garantire il diritto alla salute a tutti.
Per la Commissione Esercizio Professionale Oreste Ronchetti VicePresidente