Il processo di civilizzazione della razza umana si è dissolto in una figura,un individuo, magari garbato e dalle buone maniere che però conserva l ancestrale aggressività di quando si era cacciatori e raccoglitori,gli uni contro gli altri armati nella strenua lotta per la sopravvivenza.
Tale aggressività è sempre lì ,latente,pronta a emergere a volte inaspettatamente e avvolge nelle sue spire l individuo,la politica,le istituzioni,l economia ,il mercato.
Henry Giroux è del parere che nell alveo della società è sempre meno latente e via via più praticata una violenza sistemica che va distruggendo il pianeta,la democrazia,il senso del bene comune e che questo fenomeno non si assoggetta a una consapevolezza ideologica ma partorisce uno stato punitivo.
Infatti è noto ,e non da oggi,che in nome di una presunta sicurezza i cittadini accettano una crescente limitazione alle proprie libertà persino a detrimento di valori etici importanti.
Tutto ciò che rappresenta un pericolo,una minaccia al controllo da parte dell’ élite politico-finanziaria viene criminalizzato ed è così che il neoliberismo lentamente ma inesorabilmente ha iniettato nelle nostre vite private e pubbliche violenza e paura; ne è un illuminante esempio la politica corrente dei singoli Paesi ma anche la geopolitica la ove si combattono le guerre a casa altrui con interventi che escludono la presenza di forze di terra ma utilizzano ritrovati tecnologici che hanno il vantaggio di deresponsabilizzare quanti spargono i semi della morte che distruggono ed eradicano intere comunità costringendole a un esilio forzato.
Le multinazionali e via via anche aziende minori incentivano i dipendenti alla competizione interna volta al profitto, e dunque non più soggetti affratellati da un comune sentire ma individui in spietata lotta tra loro sulla via del successo personale : “homo homini lupus est” direbbe Plauto ; la scuola,che dovrebbe educare insegnando, da tempo non instilla più il seme della cultura ma,unitamente al nozionismo (che tanto il neoliberismo non vuole cittadini ma semplici prestatori d opera) inculca il seme della competizione ed ecco bella e sfornata una società di stampo darwiniana ,nemica della solidarietà e del bene comune a scapito della competenza e di una vera meritocrazia,tant è che si privilegia la fedeltà al sapere ; e chiunque,avendo coltivato il sapere,sfugge a questa logica perversa ,è considerato un “asociale” e messo ai margini.
In questo contesto germoglia la mai sopita visione complottistica del mondo che vede ovunque nemici occulti da dare in pasto ai sudditi osannanti ; nemici che,a secondo del momento,per dirla con Eco,possono essere gli ebrei o i massoni, i gesuiti o i carbonari o gli Illuminati di Baviera o ,aggiungerei io, qualche stralunato miliardario che fomenterebbe la contaminazione della pura razza autoctona,incoraggiando la colonizzazione e dunque l inquinamento delle proprie radici da parte di “altri” .
E dunque si scavano fossati,si tracciano confini,si costruiscono muri e recinti per separare “loro” i cattivi da “noi” i buoni ; chi ama i fucili si sente superiore a chi non li ama e chi non li ama si sente superiore a chi li ama. E’ un tale processo involutivo che porta a un rinnovato tribalismo e la tribù decide chi soccorrere e chi uccidere in barba ai valori fondanti della tanto sbandierata cultura occidentale di stampo giudaicocristiana a difesa della quale si ergono ardimentosi novelli crociati,i “sovranisti”, capaci,nella loro miopia, di
imputare le colpe di uno a tutta un etnia ; costoro in realtà sono propagandisti di paura e odio e seguono solo il credo del loro egoistico interesse di potere, volutamente ignari che la soluzione non é la pratica di egoismo ed esclusione ma quella di una inclusione ordinata di una moltitudine di essere umani la cui diaspora non cesserà ma si incrementerà nei prossimi anni; il fenomeno è di portata globale e dovrà essere affrontato dall intera comunità internazionale perché in questo mondo globalizzato o ci salveremo tutti o periremo tutti insieme; altro che chiuderci nel nostro piccolo Paese: il ritorno alla tribù sarà il disfacimento dell essere umano,perché una società giusta è la società in cui nessuno minaccia,respinge,odia l “altro” ma interloquisce ,dialoga,si appropria di ciò che di buono e bello esprime, in un processo di acculturazione avanzato scevro dalla tentazione o paura che si possa avviare un processo di “assimilazione” della cultura ivi dominante da parte di “noi” o di “loro” .
N.A.