DAL DARWINISMO AL NEOLIBERISMO GLOBALIZZATO

 


Già nel secolo dei lumi Buffon  e poi  Lamarck agli inizi del XIX secolo teorizzavano che le specie viventi dovessero necessariamente seguire  una evoluzione naturale che procedesse l una dal altra ; Darwin con  il suo “Origine delle specie” pubblicato nel 1859 concepì  la selezione naturale  come la sopravvivenza dell organismo casualmente più adatto nel “casualmente”  era insita una sorta di rivoluzione culturale.

Tale concetto evolutivo elideva l azione creatrice del divino; cadeva dunque l ipotesi dell’ esistenza di Dio ,già negato dal meccanicismo per quanto concerne i manifesti studi di chimica, fisica, astronomia su formazione ed evoluzione dell’ universo.

Dunque organico ed inorganico non erano più un progetto ordinato e sacralizzato dal divino e ciò valse  l ostracismo religioso.

 

A prescindere dalle implicazioni filosofiche e teologiche, ma anche scientifiche  che comunque sfociano tutte nella difficoltà logica che non sembra ammettere una definitiva soluzione ai  tanti quesiti ,tra gli anni 1870-1880 nasce il “Darwinismo sociale” ,teoria secondo la quale come in natura anche in seno alle società umane i più abili  avrebbero prevalso sugli incapaci e ciò perché i caratteri geneticamente ereditati sarebbero determinanti e dunque prevalenti  sui caratteri acquisiti per educazione, cultura.

Nasce dunque l ideologia della sopraffazione del forte sul più debole come spiegazione biologica delle disuguaglianze sociali ma anche delle guerre di conquista; i popoli meno adatti alla sopravvivenza dovrebbero soggiacere naturalmente ai popoli più capaci ed evoluti ; tale ideologia veniva codificata dogmaticamente  dai fautori  dell’ evoluzionismo antropologico.

Si era nel pieno fervore di scoperte scientifiche e geografiche, dì vasti continenti popolati da esseri ritenuti primitivi e la nascente ideologia giustificava i progetti imperiali della Gran Bretagna, le guerre di conquista, assoggettamento e sfruttamento di risorse:si dispiegavano vaste praterie alla nascente società mercantile ,borghese, liberale e capitalistica .

Non a caso si diffonde la schiavitù  che ,per altro vede la sua origine in tempi remoti secondo lo schema popoli vinti popoli assoggettati; esseri umani votati già dai Cartaginesi ,ma anche dai Romani a uccisioni rituali  o in seguito a essere trattati come forza lavoro. 

Volgendo  lo sguardo al remoto passato dell’ umanità le guerre di conquista  vedono la luce con la fine del nomadismo e l aggregazione di più individui in modalità stabile occupando un territorio ,costituendo un gruppo, un “ Noi” che si differenziava dagli “Altri “,vissuti come ostili competitori e tale concetto, ancora oggi in auge, porta a costruire recinti che separano noi  i “buoni” da loro i  “cattivi”. Concetto ampiamente diffuso ad arte da politicanti  e pseudo giornalisti e  che trascina le masse a una sorta di ritorno alla tribù ,al tifo da stadio tra fazioni agguerrite, fenomeno prodromo del disfacimento di una società giusta e inclusiva

Il Darwinismo sociale giustificava la schiavitù in quanto assoggettava esseri privi di capacità intellettuali.

Per imporre tale ideologia nascono dei veri e propri centri culturali inizialmente a opera di T.H. Huxley che da presidente della Royal Society attrasse intellettuali e personaggi potenti che attraverso la scienza del consenso riuscirono a manipolare le masse sino a convertirli alla nuova “religione”.

Con il secondo dopoguerra da tale circolo esclusivo  vede la luce una sorta di élite destinata ad assurgere a governo globale  fautore di un capitalismo pervasivo votato a massimizzare gli utili  con uno smodato consumo di terra, aria, acqua.

E' evidente che vi è insito il concetto dell’ individualismo anglo-americano incentivato a tutti i livelli e con qualunque mezzo, guerre non escluse, per la conquista di sempre più vaste fette di materie prime e  di mercati; ma anche tra i prestatori d opera, novelli schiavi dell’ era moderna, per la supremazia carrieristica dell’ uno sull’ altro, a scapito della competenza e a vantaggio della supina  fedeltà

 E' il neoliberismo globalizzato che abilmente ha inculcato nelle coscienze  un “senso comune”  che giustifica e plaude il Darwinismo sociale.

Le conseguenze di una tale evoluzione di questo ammalato capitalismo sono sotto gli occhi di chi vuol vederle: demolizione della rete sociale ,disparità di ricchezza la ove  poco più dell’ 1% detiene oltre il 50% della ricchezza globale, gentrificazione,  ghettizzazione  e sfruttamento  dei più deboli, annientamento del bene comune ; azzeramento del capitalismo franco-renano degli anni '70 impostato al benessere dei cittadini o, se si vuole ,della Nazione se tale  ancora oggi possano  essere definite le varie comunità frammentate da una globalizzazione dallo stile darwiniano; e ciò  con buona pace di chi stupidamente o ad arte vive al passato.

 N. A. 

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