Per quanto possa apparire paradossale, è proprio nell'arte che va cercata la genesi della cultura di esclusione
Nella Grecia arcaica, l'arte era technè e vigeva il “kalos kai agathòs”, sintesi di bellezza e bontà nell'unico valore estetico degno di essere vissuto.
Tale cultura sopravvisse a lungo e la ritroviamo in innumerevoli opere artistiche diffuse lungo i secoli successivi. Basti pensare al Mosè o al Davide di Michelangelo, a Donatello, Bernini, Canova, e così via, fino ad arrivare al culto della razza celtica nella fase nazifascista, che esaltava l'essere alto, biondo, in perfetta forma fisica ed escludeva chi si discostava da tale canone estetico. Al contrario, bisogna ricordare Cesare Lombroso, che descrivendo i tratti quasi scimmieschi dei meridionali, concludeva che tali esseri non potevano essere che sporchi, cattivi e crudeli. Dunque, il culto del bello esterno era un tutt'uno c
L'arte da sempre comunica e suscita emozioni profonde; basti pensare alla sacralità che ispirano le cattedrali gotiche. A partire dal XX secolo, l'arte moderna operò una decostruzione culturale. Con il ritorno dei ridotti della Grande Guerra, invalidi o mutilati, si andava sviluppando una nuova percezione della realtà che dava dignità e rispetto ai disabili in genere. Tale reazione ebbe un notevole afflusso da parte di importanti artisti, essi stessi disabili, e si ritrovò nelle varie espressioni artistiche, dalla pittura alla scultura, dall'arch
L'arte ha sempre avuto il ruolo di suscitare emozioni, offrire idee e concetti che fanno riflettere, in quanto comunica messaggi socio-politici e innesca un dialogo interculturale. Gli artisti propongono i loro punti di vista sui temi sociali più disparati: dalla giustizia sociale all'ecologia, dall'inclusione dei disabili a molti altri temi. Così facendo, contribuisci a sensibilizzare l'opinione pubblica ea farla "muovere". Ma il "kalos kai agathos" è sparito?