Nell'antica Grecia la democrazia non era rappresentativa, ma diretta; alcune migliaia di cittadini, riuniti in "ecclesia", decidevano le sorti di Atene. Infatti, il termine greco "democrazia" si traduce come "potere al popolo". Rousseau riteneva che fosse illusoria, forse perché il cittadino-suddito, nell'elezione dei propri rappresentanti, esercita per un momento un atto di libertà per tornare subito dopo suddito dei nuovi eletti.
Ma il libero esercizio elettorale ha ben poco di libero per la massa priva di pensiero critico, soggiogata da una pervasiva propaganda che garantisce il consenso a chi sa meglio affabulare il popolo. Dunque, la democrazia rappresentativa è oggi costantemente sotto attacco.
Per decenni è stata la migliore forma di governo, fin quando sindacati, ONLUS, associazioni di cittadini, il terzo settore insomma, la rendevano partecipativa. Ma le sopraggiunte dinamiche sociali, unitamente all'impoverimento ideologico, hanno fatto sì che la democrazia scivolasse verso le "democrature", ovvero dittature più o meno appariscenti mascherate da democrazia.
Nelle democrature vige la legge del più forte, che mette a tacere, con arbitrari strumenti legislativi o con la pura forza, il dissenso di chi ancora pensa di poter esercitare il libero pensiero. Le stesse Istituzioni Internazionali, concepite per garantire libertà e tutela ai popoli, sono da tempo sotto scacco, svilite, peraltro, dal ricorso fazioso degli stessi governanti liberamente eletti: per il nemico accusato di crimini di guerra si vorrebbe applicare la legge, ma per l'amico si interpreta o ci si distrae.
Le democrature, per prosperare, hanno bisogno di convertire le masse al loro credo, aggredire chi vi si oppone, sovvertire le verità storiche e, giusto per fare qualche esempio, si affermò che per via Rasella transitavano i componenti di una banda musicale, imbelli vecchietti; che Dante era di destra; che bisognava mettere a tacere una certa egemonia culturale e nessuno, obnubilati dai litigi imperanti tra le varie fazioni politiche, nessuno pensò di ricordare che la cultura è cultura e non ha colore politico, la propaganda sì, eccome!
Ritengo discutibile l'affermazione che il fondatore dell'Europa sia stato San Benedetto, pur riconoscendo il suo impegno spirituale e civile, che diffuse attraverso i suoi monaci per buona parte del continente all'insegna del motto ora et labora. Paolo VI lo ha proclamato Patrono d'Europa, ma ciò non ne fa il fondatore dell'Europa già nel lontano 500; come sottacere dei coevi Lutero e Calvino e dello Scisma anglicano, della successiva guerra dei trent'anni, l'ultima grande guerra di religione che devastò il continente. E dunque, in considerazione di ciò, ritengo sia arduo sostenere le origini cristiane dell'Europa, dilaniata per secoli da guerre e divisioni. Né ritengo che sia a partire dal manifesto di Ventotene, nel quale si esprimeva un'idea di Europa che scongiurasse le disastrose prime e seconda guerre mondiali, che l'Europa, come entità politica, si sia veramente formata. Per quanto agognata e mitizzata, non si è ancora fatta e dubito che mai si farà.
Un'ultima nota sulle falsità storiche che la classe dominante sbandiera come pericolo da temere per noi tutti. Il manifesto di Ventotene non teorizza l'abolizione della proprietà privata, come ha sostenuto di recente un eminente personaggio politico. Il testo recita: "La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio"; ovvero, ciò non è un dogma, un inappellabile principio ideologico, una minaccia per chi possiede, ma va gestito caso per caso, assecondando eventualmente i fini sociali. Si chiama esproprio per pubblica utilità e viene attuato tutte le volte che bisogna fare o allargare una strada o costruire un edificio pubblico che potrà essere una scuola, un ospedale o un gruppo di case popolari. E al libero mercato non sono stati sacrificati beni comuni? Non ci hanno sottratto l'acqua, l'energia, l'ambiente? Non ci stanno sottraendo la sanità, un tempo fiore all'occhiello di tutto il continente?
Ma vorrei dire a chi si ritiene difensore della fede cristiana che Gesù non predicava l'accumulo di beni, ma esortava i discepoli a vendere le loro proprietà e distribuire il ricavato a chi ne avesse bisogno, trattenendo per sé solo il necessario per vivere. Ovviamente, per una destra imborghesita e militarizzata, ciò ha il sapore di comunismo, mentre è cristianesimo: quel cristianesimo che, con buona pace delle decantate radici cristiane dell'Europa, viene smentito ovunque, là dove è negata la solidarietà, la pace, la giustizia, la dignità umana.
Viviamo in un mondo complesso, ma certi governanti pensano di poter trovare soluzioni semplici per manifesta ignoranza, come se, come ebbe a dire qualcuno, "con la cultura non si mangia", o per pura strumentalizzazione, per poter parlare facilmente alla pancia delle masse e non al cervello, venendo meno alla doverosa funzione etica che politica e religione dovrebbero avere. Costoro sono superpagati per amministrare al meglio uno Stato, una Nazione o una Patria, che dir si voglia; in realtà hanno cura solo di se stessi e del loro potere. Costoro hanno buon gioco perché, grazie al dilagare dell'analfabetismo funzionale mediato da quest'era digitale, possono spacciare facilmente le menzogne per verità, agire sulle coscienze alterandole.
N. A.